nome e cognome – ligabue a san siro

Si comincia con “voi siete qui”, e il maxischermo mutua da GoogleEarth (Pro) un prodigioso zoom.
Ormi sono passati degli anni, dall’Universitime al Parco delle Rose, le canzoni sono datate e lui è un po’ scoppiato.
Il palco e la scenografia, se paragonata agli U2, sembrano quelli di BirrOssonA.
Alle 18 rimane ormai solo il terzo anello, e l’acustica lì sopra è – come dire – imbarazzante: vivaddio ha limitato prolusioni e intermezzi parlati, perché la faccenda si faceva problematica. Insomma: se non conosci una canzone, è difficile risalire al testo.
Ma SanSiro è un vero spettacolo. Strapieno, sciami di telefonini con fotocamera si accendono e seguono, dal prato, i movimenti dei performers.

Nonostante tutto questo, il coinvolgimento è assicurato. Divertimento e canti da sgolarsi: Fritz Lang per anime in plexiglass; pin-up anni ’50 per Viva. Difficile non scatenarsi: un paio di birre in corpo e le luminarie del Meazza ti sollevano da terra, la ola, l’entusiasmo della gente (a proposito:si conferma dove c’è il Liga c’è f***) gli accendini e tutto il resto. Anche Le donne lo sanno sembra appassionante; intimista e acustica il mio nome è mai più, sempre attuale. Passano gli anni ma comunque di tocca, ti trasporta e inietta adrenalina: parla al mio lato più sanguigno e provinciale… che esce a poco a poco, ma sempre in modo rigenerante e istintivo.Urlando contro il cielo e, poco dopo, Leggero sono un commiato scoppiettante e struggente allo stesso tempo.