Arrichire Zuckerberg e Dorsey. Questo stanno facendo tutti, senza saperlo.
Questo articolo poi chiarisce il controverso legame tra facebook e i produttori di contenuti
Se il modello di business di larga parte dellÂeditoria italiana online ha bisogno di Âpompare al massimo le visualizzazioni per guadagnare con le pubblicità , e se lÂunico modo che si conosce (e sottolineo, si conosce) è quello di sfruttare Facebook per Âdiventare viraliÂ, il gioco è fatto: si moltiplicano le solite cose: le 10 cose che ancora non conosci di XXX; le 23 cose che succedono a chi YYY; lÂincredibile reazione di Z davanti a K e tutte le cose che ci sommergono quotidianamente.
Non solo gli articoli diventano di qualità infima, ma si cannibalizzano pure lÂun lÂaltro. Perché darsi la briga di creare contenuti originali, quando si possono copiare (apportando qualche modifica qua e là ) i contenuti creati da altri? Tanto più che il successo di un Âlisticle dipende esclusivamente (in questo ragionamento) dalla quantità di fan che ha la mia pagina su Facebook.
Questo ragionamento non solo porta allÂevidente cortocircuito per cui nessuno ha più interesse a creare contenuti originali, non solo fa sì che gli investimenti degli editori siano eccessivamente diretti alle Âcampagne acquisti di fan su Facebook, ma porta anche conseguenze grottesche.
Non è un segreto che molti editori controllino quanti like hanno ricevuto i pezzi virali dei loro competitor, per poi riproporli tali e quali il giorno dopo e raccattare qualche briciola. Ancor più assurdo è il fatto che tutto ciò venga fatto per una manciata di click. La maggior parte dei Âpezzi virali non conquista chissà quali numeri, a volte si fa tutto questo rumore, ci si abbassa a livelli infimi, e se poi si vanno a vedere i risultati si parla di poche migliaia di visualizzazioni.
Risultato? Pagine Facebook con milioni di fan diffondono notizie che avrebbero dovuto essere virali, e che invece ottengono 100 mi piace, 20 commenti, 10 condivisioni. Numeri microscopici a fronte di un cedimento qualitativo enorme.
E la situazione, col passare del tempo, continuerà a peggiorare; mettendo ancor più a rischio i conti degli editori che devono conquistare sempre più fan per limitare la discesa dei numeri ottenuti su Facebook (per non parlare della incessante ascesa degli adblock, che bloccano gli introiti alla fonte).
Invece che studiare nuovi modelli di business, gli editori scelgono la strada kamikaze: insistere. Pagare di più per conquistare più fan, produrre più pezzi virali e pezzi ancora più virali (quindi, più beceri); pezzi pagati ancora meno e prodotti ancora più velocemente; pezzi su notizie di quartÂordine che riguardano lÂAustralia (ultimamente cÂè un sacco di robaccia che arriva dallÂAustralia, chissà perché); pezzi vecchi riproposti con settimane di ritardo, perché tanto una non-notizia sullo Âstruggente biglietto trovato su un treno di Adelaide non diventa mai vecchia.